Di nostro padre, tutte le volte che ce lo ricordiamo, affiora subito alla memoria questa prima immagine: scherzosamente impettito sulla porta, quasi in saluto militare – era orgoglioso di essere stato ufficiale di marina -, con uno dei suoi numerosi ascott dai colori sgargianti annodati al collo e un gran sorriso, nell’attesa compiaciuta di un primo commento da parte nostra, di un segno di felicità nel rivederlo e nel trovarlo sempre così in forma, anche dopo gli 80 anni.
Perché nostro padre ha sempre amato i colori brillanti, e il sole che dalla sua tanto amata terrazza affacciata sulle rovine del Palatino, accende la natura e la storia.
Per lui la libertà e l’indipendenza erano i valori più importanti, e anche in privato li difendeva sempre. Tanto più, rivederci e stare insieme dopo una separazione più o meno lunga era una festa.
Per l’occasione non mancava mai di stappare una buona bottiglia di vino, sempre selezionato con cura, e di farci trovare un ottimo pranzetto.
E noi potevamo finalmente e con calma fare domande ed ascoltare.
Perché fin da piccoli lo consideravamo la nostra enciclopedia.
Di musica parlava poco, più che altro ce la faceva ascoltare e non ci salutava mai senza darci prima una cassetta o un cd con una selezione di musiche sue, che negli anni aveva riordinato e anche riscoperto. Ascoltava la filo diffusione tutte le mattine quando non lavorava, e ci dava spesso indicazioni di musiche per lo più classiche da ascoltare.
Oltre allla sua predilezione per il Jazz, tra le sue composizioni preferite ci furono Lulu di Berg - di cui in gioventù a Roma aveva assistito a tutte le repliche -, il Tristano e Isotta di Wagner, le parti strumentali di Pelléas et Mélisande di Debussy e i Pianeti di Holst, e senza dimenticare Stravinskij Skriabin, Bartok, Ligeti e Ives. Con Bortolotto concordava nell’affermare che la musica moderna è nata in Francia dal gruppo dei 6. Era sempre incuriosito dalle novità e si entusiasmava spesso per i dischi nuovi che gli facevamo ascoltare.
Di musica parlava poco perché aveva anche tanti altri interessi ed era molto curioso. La sua casa è quasi una biblioteca perché leggeva moltissimo. Non hai smesso di rileggere La Divina Commedia, i filosofi, specialmente Heidegger, Wittgenstein e la filosofia della scienza. Ultimamente aveva riletto con grande piacere il De Rerum Natura di Lucrezio e da moltissimi anni era abbonato al Scientific American Magazine.
Si divertiva moltissimo a spiegarci questioni complicatissime - per noi - di scienza, specialmente di astronomia, e tempo fa aveva persino scritto ad un’astronoma di Firenze perché gli spiegasse quello che lui chiamava il paradosso della teoria del Big Bang dopo la scoperta dei quark più lontani, essendo tra i sostenitori della teoria dell’universo stazionario pulsante.
Più di tutto amava stupirci e ridere insieme. Ritagliava dai giornali le notizie più divertenti e quelle paradossali, rileggendocele, senza occhiali, come un vero attore. Era molto sensibile al fascino femminile e si divertiva a raccontarci le sue avventure sentimentali. Seguiva con entusiasmo il calcio e tutte le partite della sua squadra preferita, la Juventus.
Amava la semplicità, non sopportava gli snobismi e la stupidità. Secondo lui molti problemi anche gravi si sarebbero potuti risolvere, affidandosi semplicemente al comune buon senso. A questo proposito citava spesso Bertrand Russell, George Bernard Shaw e Oscar Wilde
Era generoso tanto quanto umile, e piuttosto schivo. Si stupiva dei complimenti che riceveva come se fosse sempre la prima volta, forse anche perché musicalmente era stato completamente autodidatta.
E’ passato un anno, ma la vitalità, il senso dell’umorismo, l’intelligenza e la forza delle sue posizioni e del suo carattere ci accompagnano ogni giorno, e si rivelano infuse da una dolcezza spesso sognante nella sua musica.

Pianist, organist, conductor & composer
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